sabato 20 ottobre 2012
23 Ottobre 2011
23 Ottobre 2011.
Una mattinata come tante altre.
La sveglia suona, sono le 9.40:
"Uh..è presto"- blatero mentre mi rigiro tra le coperte.
C'è rumore in casa, un grande via vai: "Fatemi dormire!"- imploro mentre ficco la testa sotto le lenzuola.
Stavo per tornare in letargo quando ecco spalancarsi la porta della camera.
"Che cos.." - inizio a dire, ma mio padre mi anticipa: "C'è la MotoGp!".
Ci metto qualche secondo per realizzare, poi guardo l'orologio e sono ormai le dieci.
"Azz!" - volo giù dal letto, infilo le ciabatte e mi precipito in sala.
Le moto erano già impegnate nel giro di schieramento, un lungo trenino ronzante nella larghissima pista di Sepang.
"Non ci sarà un sorpasso manco a pagarlo!"- osservo mentre, ancora rattrappito dal sonno, mi stendo sul divano.
Eccoli arrivare sulla griglia di partenza: "Mamma Rossi quanto è indietro" - dovevo farci l'abitudine, l'annata era stata un continuo susseguirsi di delusioni: "Per fortuna che c'è il Sic la davanti che da un pò di spettacolo" - già, troppo vero.
Pronti, via.
Dopo la bagarre del primo giro, la coppia Honda è al comando come al solito, una stagione letteralmente dominata: "Ecco che la gara è già finita!" - esclamo.
Dietro è lotta vera, c'è un pilotone alto,dinoccolato e capellone che intraversa la dietro con Bautista.
E' il Sic.
I due si incrociano, si scambiano di posizione, uno spettacolo annunciato.
Le telecamere ritornano poi sulla coppia di testa, impegnata in una gara a parte:
"Eddai, fate vedere dietro no?" - mi spazientisco, la regia internazionale si perde sempre il meglio.
Poi l'inquadratura torna dietro, ci sono Valentino e Colin Edwards impegnati in un corpo a corpo: "Povero Rossi, gli anni scorsi lì a giocarsi la vittoria, oggi costretto a lottare come un dannato per la settima posizion..".
Manca il fiato.
Come un fulmine a ciel sereno ecco entrare in inquadratura una sagoma bianca; passa un'istante, forse due, l'urlo che rimane strozzato in gola, lo schianto.
Un casco rotola per terra, rotola in mezzo all'erba umida della Malesia.
Edwards è in ginocchio, si tiene una spalla, guarda disperato una figura stesa sul caldo asfalto, di fronte a lui.
E' un pilotone alto, dinoccolato, capellone.
Era il Sic.
All'improvviso ti scorre davanti tutta la sua vita; immagini indelebili di trionfi,sconfitte, momenti di gioia e di dolore.
Dolore.
Come quando Paolo Beltramo annuncia, con voce spezzata, quasi incredula: "Simoncelli è morto".
La tremenda sentenza mi sveglia dal torpore.
Morto? Simoncelli?
Su, dai non scherzare Paolone; sono due parole che non vanno d'accordo tra loro, non c'è logica in tutto questo, non è possibile, non è reale.
Poi sento la voce di Guido Meda, solitamente così carica ed energica, ora spezzata e distorta dalle lacrime.
Mi rendo conto...
Simoncelli è ormai lontano ed il suo è un biglietto di sola andata.
Ma lui era presente ai funerali di Coriano, presente nei ricordi e nell'affetto che la gente nutriva nei suoi confronti.
C'erano tutti, dal primo all'ultimo.
Come c'erano tutti in quell'ultima gara, a Valencia; tutti in pista a fare casino e a sgasare come piaceva a lui, un tributo migliore di mille silenziosi commiati.
Ed ancora oggi, passato ormai un anno, quando meno te lo aspetti ecco apparirti qualcosa.
Dalla nebbia spunta un pilotone alto, dinoccolato e capellone.
Lui saluta, io ricambio.
Ciao, Super Sic.
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Ciao sic! :C
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